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Orsi, supereroi, cosmonauti, e Lucy: una recensione live dei cinque corti animati candidati agli Oscar 2016

– Marco Mongelli (as Elianto) e Luca San Mauro (as Levacci) –

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corti

INTRO

[22:56:54] Levacci: salve, siamo on air
[22:57:03] Levacci: cominciamo dall’idea in breve
[22:57:48] Levacci: i cinque corti animati candidati all’oscar. li vediamo uno dopo l’altro, e commentiamo via via riproponendo una colonna portante dei cineforum universitari
[22:57:51] Levacci: il DIBATTITO
[22:58:17] Elianto: nella sua versione social contemporanea, ovvero la CHAT
[22:59:23] Levacci: sarà interessante anche vedere come si formano i giudizi via via
[23:00:18] Levacci: cioè di solito la recensione ha un tempo di elaborazione individuale che qui eliminiamo del tutto. vediamo, spariamo giudizi affrettati, e convergiamo in pochi minuti su una o due “visioni”
[23:00:29] Elianto: esatto
[23:00:36] Elianto: con la concreta possibilità di cambiare idea
[23:00:39] Elianto: anche di molto
[23:01:12] Levacci: ovviamente
[23:02:05] Levacci: ok, ultime premesse. non abbiamo trovato Prologue. purtroppo. quindi ne vedremo quattro. e sì,  li vedremo illegalmente
[23:03:11] Elianto: d’altronde come si possono vedere “altrimenti”? che distribuzione hanno avuto/avranno? è una cosa paradossale e risibile che nel 2016 non possiamo dire l’ovvietà più assoluta. e cioè che la nostra generazione si è formata, letteralmente, col download e con lo streaming
[23:04:32] Levacci: verissimo. con un gap vertiginoso, in casi come questo, fra la possibilità illegale di fruizione (esaurire un’intera categoria dell’oscar in un paio d’ore al costo di una connessione online) e le alternative legali (a occhio, nessuna)
[23:04:54] Elianto: esatto, nessuna
[23:05:05] Elianto: perché non frega un cazzo a nessuno di distribuire corti animati
[23:05:13] Elianto: ma noi siamo APPASSIONATI SFEGATATI di corti animati, no?
[23:06:03] Levacci: esatto. talmente poco che la cosa più interessante sarà quello che potremo dire A MARGINE dei corti animati, visti che riguardo agli aspetti tecnici ne sappiamo parecchio meno del giusto
[23:06:58] Levacci: ordine alfabetico?
[23:07:04] Elianto: sì cominciamo, in ordine alfabetico
[23:07:16] Levacci: magari diamo due righe due di contesto.
[23:07:41] Levacci: io sono a Roma, in cucina, con una bottiglia di coca cola
[23:08:30] Elianto: io a Bologna, in camera sul letto, con dell’acqua
[23:08:41] Levacci: perfetto
[23:09:42] Levacci: il primo è Bear Story – Historia de un oso, di Gabriel Osorio Vargas  (Cile, 2014). Dura 11 minuti
[23:10:25] Elianto: il mio file è di 10’18”
[23:11:03] Levacci: pure il mio uguale. avranno censurato 42 secondi in cui l’orso fa cose immorali.
[23:11:17] Levacci: ci si vede alle 23:22 e spicci

HISTORIA DE UN OSO

Breve sinossi:
“La historia muestra a un viejo oso que sale todos los días desde su vacío hogar a la esquina de la ciudad, a tocar un organillo con un teatro de títeres de hojalata, donde cuenta la historia de su familia, que vivía feliz hasta que un circo se lo llevó, alejándolo de su esposa y su hijo”. (es.wiki)

[23:22:22] Elianto: mah, posso dire niente ma proprio niente de che?
[23:23:16] Levacci: non so
[23:24:04] Levacci: o meglio, ho avuto l’impressione che sia passato, nell’arco di pochi minuti, da un “niente di che” a un altro “niente di che”, e almeno questo movimento l’ho trovato interessante
[23:26:31] Elianto: dunque, nella storia mostrata nel marchingegno ci sono due o tre cose fighe dal punto di vista visivo
[23:27:17] Elianto: però a) l’animalizzazione dell’umano e l’umanizzazione dell’animale è roba non solo vecchia, ma che è pure stucchevole ormai, se fatta così
[23:27:55] Elianto: b) il tono del tutto, fra l’elegiaco-poetico e il lacrimevole-da-ingiustizia-subita? Mmm, no
[23:28:40] Levacci: completamente d’accordo su a). punto pienamente concesso. meno su b), ed è quello di cui voglio parlare
[23:29:35] Levacci: e cioè. in apertura, i primi due/tre minuti direi, ho avuto questa sensazione di iperfamiliarità con il tono, l’estetica, il disegno, i sentimenti – con tutto insomma
[23:30:15] Levacci: e contemporanemente una sorta di perplessità su quanto fosse assurdo avere quella familiarità
[23:30:50] Levacci: cioè, seguo talmente poco la scena dei corti animati che, almeno a priori, potevo aspettarmi di tutto
[23:30:53] Levacci: ma davvero di tutto
[23:31:47] Levacci: e non si vede perché aver visto un sacco di film o film animati debba essere informativo su un medium potenzialmente del tutto diversi (immagina uno che non abbia mai letto racconti, solo romanzi, e prenda tra le mani la sua prima raccolta di racconti)
[23:32:33] Levacci: però invece l’orso. lì. fin da subito rientrava a pieno titolo in un’estetica da filmatino breve di vimeo (di quelli che a volte vedo a pranzo per perdere tempo)
[23:32:56] Levacci: e questo mi pare già un punto.
[23:35:07] Elianto: il fatto che io che ne so così poco abbia trovato sta roba prevedibile e scontata non depone a favore del corto
[23:35:53] Levacci: ciò detto, e arrivo alla mia perplessità sul tuo b), la cosa “politica” mi ha preso alla sprovvista
[23:35:58] Levacci: le guardie coi manganelli
[23:36:23] Levacci: ecco lì invece ci ho visto qualcosa di inatteso. anzi, ci ho visto l’altro “niente di che” che ti dicevo
[23:37:06] Levacci: insomma, assolutamente nulla di originale. ma un cliché diverso.
[23:37:19] Elianto: però io non so se i tizi del circo che vanno a prendere un orso per farlo lavorare come fenomeno da baraccone siano una cosa politica
[23:37:33] Levacci: i richiami però non sembrano casualissimi
[23:38:01] Levacci: sembra un qualche tipo di corpo di polizia. gli entrano in casa, fanno un macello, e lo buttano in una prigione/circo
[23:38:46] Elianto: a me pare un cliché consumatissimo che è quello del mostrare il circo (o lo zoo) dal punto di vista dell’animale in cattività. mi pare davvero roba vecchia, solo estremizzata dall’analogia poliziesca
[23:39:19] Levacci: certo, ma è possibile una lettura invece del tutto de-animalizzata della cosa?
[23:39:24] Levacci: o allegorica?
[23:39:41] Levacci: cioè, l’allegoria è davvero una roba stanca: orsi al posto di essere umani, d’accordo
[23:39:48] Levacci: (e questo è il tuo punto a)
[23:40:30] Levacci: ma se è così, beh può pure darsi che questi orsi sono dei tizi cileni (il regista è cileno) che vengono imprigionati da un qualche tipo di corpo di polizia e reclusi
[23:41:07] Elianto: va bene, può essere, assolutamente plausibile
[23:41:36] Elianto: però se basta questo per far scattare l’allegoria, poi l’allegoria deve pure avere una qualche potenza, e questa mi pare invece piuttosto innocua
[23:41:59] Levacci: sono d’accordo
[23:43:16] Levacci: e per quello l’occasione mi pare comunque sciupata. nell’interpretazione più caritatevole possibile, ha voluto prendere lo stesso armamentario estetico di quell’infinita trafila di animali immalinconiti che dicevamo sopra e – SBAM – ci ha piazzato pinochet
[23:43:25] Levacci: solo che lo SBAM è veramente fiacchissimo
[23:43:32] Levacci: e comunque la prima edizione di maus di spiegalman è del 1986
[23:43:47] Levacci: son passati 30 anni (mio malgrado, ché nell’86 ci sono nato)
[23:44:58] Elianto: già! insomma, voto 5 per me
[23:45:18] Elianto: vogliamo passare all’altro?
[23:45:20] Levacci: approvato il 5. andiamo con il secondo
[23:45:17] Levacci: che direi è quello pixar
[23:46:38] Levacci: Sanjay’s Super Team, di Sanjay Patel  (Usa, 2015). dura 7 minuti
[23:46:43] Elianto: a fra pochissimo, dunque
[23:46:52] Levacci: facciamo otto minuti che vado a pisciare

SANJAY’S SUPER TEAM

Breve sinossi:
“Inspired by Patel’s own childhood when he felt conflicted by the modern world and the Hindu traditions of his family, Sanjay’s Super Team follows the daydream of a young Indian boy, bored with his father’s religious meditation, who imagines Hindu gods as superheroes” (en.wiki)

[23:54:01] Elianto: BELLISSIMO
[23:54:17] Levacci: mi mancano due minuti
[23:54:20] Levacci: non scrivere
[23:56:14] Levacci: cazzo, che bello!
[23:56:25] Elianto: battaglia di mostri con super effettoni psichedelici + riti indù
[23:56:39] Elianto: in 7 minuti c’è un mondo e c’è una storia
[23:56:43] Elianto: che altro potremmo volere?
[23:57:48] Levacci: parte da un assunto folle, ma così folle che immagini proprio il produttore sputare quello che sta mangiando mentre il regista glielo propone a pranzo: “il kitschissimo mondo indù e l’altrettanto kitsch mondo supereroistico hanno un’estetica sovrapponibile”
[23:58:04] Elianto: ma infatti è autobiografico
[23:58:32] Elianto: era sovrapponibile nell’infanzia del protagonista
[23:58:42] Elianto: che viveva il dissidio e doveva comporlo
[23:58:53] Levacci: poi non è un corto, è un caleidoscopio. la grafica del cartone nel televisore, quella pixar da occhi giganti nella stanza, la parte stupenda psichedelica attorno alla candela
[23:59:07] Elianto: preciso!
[23:59:24] Elianto: poi di una nitidezza, nella semplicità delle linee, dei colori, della luce
[00:00:05] Levacci: e il tutto per arrivare a una conclusione che 404 non può che condividere. il contagio di nuove storie (e nuovi miti) non spazza via quelle vecchie; al contrario: le alimenta
[00:00:29] Elianto: a-men!
[00:01:01] Elianto: voto 7,5
[00:01:12] Levacci: sì anche 8 per me
[00:01:24] Elianto: ma sì
[00:01:48] Levacci: cinque minuti per parlar bene. venti per parlar male :-)
[00:01:57] Elianto: perché siamo scrupolosi noi
[00:02:08] Elianto: potevamo dire: “ma è na merda! next”
[00:02:17] Elianto: e invece c’abbiamo sta malattia dell’argomentare
[00:02:35] Levacci: ecco magari può valere la pena chiedersi al volo quanto ha pesato che ci fosse una grossa produzione dietro
[00:02:52] Elianto: ha pesato sul risultato o sulla nostra ricezione?
[00:03:08] Levacci: su entrambe: risultato e ricezione
[00:03:27] Levacci: cioè dopo l’orso è stato consolante che fin dalla prima sequenza non ci fosse nessuna contiguità con l’amatoriale
[00:04:29] Elianto: d’accordissimo: è un meccanismo naturale, il rifiuto di una contiguità amatoriale con un prodotto che mastichi meno (per dire a me capita spesso col teatro)
[00:04:40] Levacci: sensato
[00:04:48] Levacci: andiamo col terzo
[00:05:10] Elianto: yes man
[00:06:06] Levacci: che è We can’t live without cosmos, di Konstantin Bronzit (Russia, 2014).
[00:06:09] Levacci: dura 16 minuti

WE CAN’T LIVE WITHOUT COSMOS

Breve sinossi:
“Two lifelong friends – designated by the numbers 1203 and 1204 – grow up with the shared dream of becoming cosmonauts. They easily pass the many physical tests they take during cosmonaut training, and even attempt to simulate the feel of flying through space by bouncing on their beds. They are ultimately selected for the next mission, with 1203 being launched solo and 1204 standing by as the reserve cosmonaut.” (en.wiki)

[00:22:28] Levacci: racconto semplice, pulito. ma direi tutt’altro che privo di fascino
[00:23:24] Levacci: disclaimer: chiaramente una base spaziale in siberia, immersa nella neve, con le tute da astronauta arancioni, è qualcosa che mi compra il 100% delle volte
[00:23:30] Elianto: finito ora: direi invece proprio bello
[00:24:01] Elianto: al contrario di quello pixar è un’animazione pulita come dici giustamente
[00:24:45] Elianto: una storia lineare che vuole dire una e una sola cosa (e a posteriori è anche questa il problema dell’orso)
[00:25:28] Elianto: se vincesse sarebbe sorprendente solo perché appunto forse non c’è, mi pare “innovazione” nelle tecniche, ma è così importante? è una domanda vera, non retorica
[00:26:00] Levacci: buona domanda. come considereresti l’equivalente cinematografico di una cosa simile?
[00:26:11] Levacci: una roba in cui il regista, beh, quasi scompare
[00:26:25] Elianto: non mi porrei il problema
[00:26:38] Elianto: ma il punto qui è l’animazione, non la lunghezza
[00:27:08] Levacci: e però nel medesimo tempo è ovvio che scelte stilistiche così minimali (e convenzionali) siano del tutto funzionali al racconto che vuole fare
[00:27:58] Elianto: appunto, quindi non ci poniamo il problema manco qui e diciamo: dategli pure sto premio, non ci opporremmo
[00:28:16] Levacci: concordo
[00:28:24] Levacci: direi qualcosa su un aspetto secondo me proprio notevole
[00:28:48] Levacci: è il racconto – dall’inizio alla fine – di un’amicizia fra adulti
[00:28:54] Elianto: (scusa ho appena visto che antonio davis ha chiuso una partita con 59 punti e 20 rimbalzi, mi devo riprendere)
[00:29:19] Levacci: (madò) che a naso è qualcosa di rarissimo per quanto riguarda l’animazione
[00:30:04] Levacci: pensaci, i dispositivi di affetto che si stabiliscono fra i due sono qualcosa che vediamo, disegnati, quasi solo tra bambini, animali, o innamorati
[00:30:19] Elianto: amiche, al massimo
[00:30:25] Elianto: ma maschi adulti no, certo
[00:30:39] Elianto: e infatti il primo pensiero che ho avuto è che andasse a virare sull’omosessuale
[00:30:58] Levacci: vero. tutta la costruzione dell’intimità fra i due: la coperta che uno roba all’altro, le facce sceme negli oblò dell’astronave che sale
[00:31:27] Elianto: ancora di più il tirarsi il cibo a mensa
[00:33:40] Elianto: altra cosa: il fatto che il film sia russo dice qualcosa sull’ossessione per lo spazio di quel popolo?
[00:34:19] Levacci: possibile. secondo me gli permette di lavorare con questa cifra emozionale contemporaneamente esplicita e col freno a mano tirato
[00:34:53] Levacci: che magari non è nemmeno estranea a una rappresentazione dello spazio nel cinema americano (pensa al perenne sottotono dei protagonisti di 2001)
[00:35:30] Elianto: (http://bcdbimages.s3.amazonaws.com/other8/bronzit-s-we-can-t-live-without-cosmos-receives-award.jpg: il mio nuovo poster)
[00:35:35] Levacci: ma certamente è molto vintage in un contesto in cui lo spazio – o meglio, il modo in cui non ci rapportiamo allo spazio – è raccontato con spiegoni nolaniani o con i battutismi à la clooney di gravity
[00:36:00] Levacci: (stupendo il poster)
[00:36:58] Elianto: molto giusto quello che dici sulla rappresentazione dello spazio oggi: più che vintage direi classic, però
[00:37:23] Elianto: non c’è indulgenza retro, ma la restituzione del dato minimo, immutabile, di quel fascino
[00:37:33] Levacci: sì, questo è interessante
[00:37:56] Levacci: è come se ci fosse un discorso sullo spazio dall’angolo visuale di una società sostanzialmente post-spaziale
[00:38:46] Elianto: oppure di una a-spaziale
[00:38:57] Levacci: una sorta di golden age dell’esplorazione spaziale cristalizzata fuori dal tempo. nota come sia impossibile stabilire il decennio nel quale si svolge il tutto
[00:39:20] Elianto: cioè una cultura che senza porsi il problema dello spazio, lo assume come dato interpretabile immediatamente
[00:39:22] Levacci: l’unico marcatore è quella specie di laptop che usa il nuovo coinquilino dell’astronauta rimasto a terra
[00:39:27] Elianto: esatto
[00:40:15] Levacci: ma anche quello potrebbe essere un reperto tecnologico di un’idea di futuro passata, o – come dici tu – completamente assorbita e svuotata di ogni dato futuristico
[00:40:50] Elianto: sì mi pare che quella semplicità si possa leggere come assenza di futurismo, anche retrò
[00:41:07] Elianto: dunque 7,5 pure qui (ma solo per non dare più o meno dell’altro)
[00:41:21] Levacci: e pure qui d’accordo
[00:41:42] Levacci: andiamo con l’ultimo
[00:41:42] Elianto: speriamo di scannarci sull’ultimo se no è proprio noioso
[00:42:01] Levacci: l’ultimo è l’unico che ho già visto
[00:42:38] Levacci: dopo averlo visto ti accorgerai di quanto è pleonastico il consiglio di rivederlo
[00:42:41] Levacci: e non dico altro
[00:43:33] Levacci: World of tomorrow, di Don Hertzfeldt  (Usa, 2015). dura 17 minuti (per cui, per un minuto, è il più lungo di tutti)
[00:46:28] Elianto: ce l’ho
[00:46:31] Elianto: a dopo
[00:46:50] Levacci: ok ci si sente poco dopo l’una

WORLD OF TOMORROW

Breve sinossi:
“A little girl is taken on a mind-bending tour of her distant future” (imdb)

[01:04:51] Levacci: e niente, per me è un capolavoro
[01:06:43] Elianto: wow
[01:07:12] Levacci: non saprei nemmeno da dove cominciare
[01:07:23] Elianto: posso capire perché ti piace tanto
[01:07:36] Elianto: io sono un po’ spaesato, ne riconosco l’ambizione e la novità
[01:07:51] Elianto: e ne apprezzo gran parte dell’operazione, ma non riesco forse a “goderne” appieno
[01:07:58] Levacci: ci sono più idee in questi diciasette minuti che nel 90% delle rappresentazioni del futuro che ho visto al cinema negli ultimi anni
[01:08:09] Elianto: quello che provavo a dire
[01:08:12] Levacci: capisco lo spaesamento, ovviamente. ma lo prende completamente di petto
[01:08:20] Elianto: (è che a me proprio le idee di futuro interessano così così)
[01:08:21] Levacci: cioè il costo da pagare per l’intera operazione
[01:08:37] Levacci: però ecco, provando a buttar giù qualche tema
[01:09:57] Levacci: piglia la questione della nostalgia. secondo me, fra le altre cose, si chiede cosa succede se si desatura al massimo quella condizione di perenne nostalgia che è un po’ la pietra angolare del nostro modo attuale di stare al nel mondo?
[01:11:41] Levacci: e ne viene fuori un oggetto stranissimo e per me molto bello. un film essenzialmente dolce, ma con un nucleo spaventoso. per esempio, quando la lucy del futuro dice che si innamora di una roccia o di una pompa di benzina sta dicendo qualcosa che in effetti non è lontano da una versione definitivamente disfunzionalizzata di wes anderson
[01:12:27] Elianto: azz, hai ragione. è evidente che puoi solo monologare su questo film, e anzi mi aiuti un sacco a capire
[01:13:01] Elianto: (butto lì che è l’unico dei corti che abbiamo visto che si basa sulle parole, gli altri erano pressoché muti)
[01:13:46] Levacci: insomma c’è tutta questa idea di prendere alla lettera quel non provare emozioni come principale via di accesso al provarle che è l’essenza di un certo mondo nerd
01:14:10] Levacci: e viene fuori una cosa contemporaneamente triste, parodistica perfino, e un po’ spaventosa
[01:14:32] Levacci: prendi la naturalezza con cui la lucy del futuro racconta le condizioni orribili delle lower classes: gente che muore diventando delle meravigliose stelle cadenti
[01:14:54] Elianto: sì, ho notato anche io quell’insistenza su un mondo distrutto
[01:15:09] Elianto: tornando a categorie a me più familiari
[01:15:13] Levacci: vai
[01:17:20] Elianto: mi pare un testo filmico di pura avanguardia, che destruttura e stravolge sia l’uso dell’animazione (iper-primitiva, con i disegnini, e iper-digitalizzata, negli atti performativi della bambina che crea ciò che disegna) sia quello del racconto (un lungo monologo in cui il testo esorbita e deve essere detto
[01:17:30] Elianto: per questo gli darei mille premi e va bene
[01:18:34] Elianto: poi però vorrei discutere di questa idea di futuro. faccio fatica a ragionare in termini di disfunzioni emotive in questi termini. a tratti mi annoiano questi discorsi, più che altro non ne vedo la pregnanza, l’urgenza
[01:19:12] Elianto: mi paiono molto più spaventosi quei piccoli sintomi che Black Mirror fa diventare fantasmi iperreali
[01:19:43] Elianto: che questi discorsi sulla memoria da preservare e la clonazione
[01:20:04] Levacci: i see your point. e qui in effetti c’è proprio una scelta di campo opposta rispetto a un black mirror. non l’inizio di una mutazione, ma il resoconto di un intero universo mutato
[01:20:30] Levacci: e però è un’operazione che richiede un equilibrio fortissimo perché la rottura della suspension of disbelief è perennemente dietro l’angolo
[01:20:44] Levacci: e mi pare che tutto sommato riesca a respingerla sempre
[01:21:23] Elianto: no ma è un prodotto clamoroso
[01:21:28] Elianto: nessun dubbio su questo
[01:21:37] Elianto: come dicevi all’inizio, è un capolavoro
[01:21:40] Elianto: è una premessa indispensabile e incontrovertibile
[01:21:54] Elianto: poi ragioniamo su quanto e perché ci toccano queste cose
[01:22:36] Levacci: beh mettiamola così
[01:23:51] Levacci: non vorrei abitare in quel mondo, difatti non credo che ci abiterò (qui c’è la questione dell’eventuale mancanza di urgenza del tutto). ma quel tipo di umanità è il sogno bagnato, e in larga parte inconsapevole, di un’umanità che non siamo noi ma esiste
[01:25:01] Elianto: benissimo, mentre capisco il disturbo mentale che agita l’immaginazione di brooker, proprio non capisco che tipo di psicopatico sia hertzfeldt. però è un genio
[01:25:41] Levacci: io 9 glielo do senz’altro, e ho un oggetto (non saprei come chiamarlo altrimenti) per cui fare il tifo
[01:26:06] Elianto: io gli do 8
[01:26:15] Elianto: ma cmq riconosco la gerarchia dei prodotti
[01:26:34] Levacci: ci spariamo tre minuti tranchant di bilancio conclusivo?
[01:26:41] Elianto: daje

OUTRO

[01:26:52] Elianto: inizierei col dire che la presenza dell’orso è un affronto
[01:27:04] Elianto: e anche col rimpiangere di non aver visto Prologue, a sto punto
[01:27:41] Levacci: vero. anzi, fammi rimangiare il mio modestissimo principio di carità interpretativa sull’orso
[01:27:48] Levacci: banalmente, sfigura di fronte agli altri
[01:28:08] Levacci: per quanto riguarda gli altri tre, la metterei così – anche in forma di domanda
[01:29:32] Levacci: hai avuto pure tu l’impressione che in questa mezzoretta ci sia tutto sommato un maggior coraggio e meno problemi che negli otto film dell’oscar?
[01:30:05] Levacci: dalla pura avanguardia di world of tomorrow al sapore classico di we can’t live without cosmos, passando per l’efficacia narrativa della grossa produzione disneyana
[01:32:44] Elianto: assolutamente, ma il problema dei candidati a miglior film è che molti sono fatti per essere candidati, c’è una costruzione precisa e pensata per la larghissima distribuzione che inevitabilmente fa scemare un certo coraggio creativo. certo, anche nei corti di animazione puoi fare scelte più facili, però tutto sommato sei più portato a osare.
[01:33:21] Elianto: poi a me pare che in generale che quest’anno i film più belli siano fuori da quegli 8 (carol, tarantino, anomalisa, etc)
[01:34:37] Levacci: sì d’accordo. ma tanto parleremo di questo nel pezzo apposito
[01:34:59] Elianto: già
[01:35:28] Levacci: allora perfetto, ce la siamo cavata in meno di tre ore
[01:35:42] Levacci: altro da aggiungere?
[01:35:47] Elianto: pagatece!
[01:35:52] Levacci: sottoscrivo. chiusura perfetta.


Marco Mongelli (1989), fondatore e redattore di 404: file not found, è dottorando in letterature comparate e (futuro) insegnante precario. Si occupa del romanzo contemporaneo in una prospettiva specificamente letteraria e comparata. Gli piacciono molto i film e la musica, ma è appassionato di serialità televisiva e di (quasi) tutti gli sport.

Luca Francesco San Mauro è un ricercatore in logica matematica alla Technische Universität di Vienna. Ha studiato a Bologna, Siena, Pisa, e Buenos Aires. È abbonato a Topolino dal 1993.


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